Abbiamo scoperto questo locale per puro caso, soltanto perché eravamo andati a mangiare dal Signore degli Agnelli ed eravamo arrivati in anticipo, quindi approfittando della bella giornata di sole, ci siamo ritrovati a passare davanti al Quinto Quarto, un vero ristorante tradizionale di cucina romana.
Il locale è bellissimo, piccolo e molto curato, l’attaccapanni e gli arredi sono in ferro e fatti a mano in uno stile industrial molto elegante. Anche le scaffalature in ferro battuto color ruggine che ospitano le bottiglie sono bellissime.
Le pareti sono tutte diverse tra loro, dagli spatolati ruvidi effetto cemento beige alle pareti bianche semplici, sul soffitto ci sono pannelli fonoassorbenti molto eleganti nei colori bordò e beige ed in molti di questi c’è un varco con dei faretti che illuminano l’ambiente.
Sul bancone pendono lampade nude con la sola lampadina decorativa al Led, ma la luce che entra nel locale all’ora di pranzo è soprattutto quella naturale, che penetrando dalle ampie vetrate si diffonde dappertutto.
Esiste anche una terrazza all’aperto, ma dato che le temperature sono ancora fredde, preferiamo mangiare all’interno, d’altronde i tavoli sono distanti e non credo ci sia pericolo di diffusione del covid.
Disposti un po’ ovunque ci sono elementi vintage molto interessanti, come vecchie cineprese, radio antiche, grammofoni, bauli o vecchie lampadine ripiene di pietre colorate.
I tavoli sono bassi in legno colorato, le sedie da osteria in legno e paglia sono in parte colorate di bianco, in parte lasciate in un marrone scuro che si intona con i toni del locale.
La musica di sottofondo non è bassa, un jazz delicato che non disturba e ci permette di chiacchierare piacevolmente.
Tanti elementi diversi che si armonizzano un questo industrial elegante
Sul tavolo c’è un runner bordò che ricopre le mattonelle beige incastonate nel legno, i tovaglioli sono di stoffa e ci sono dei bicchieri classici da osteria per l’acqua.
La carta dei vini è enorme, ma ci sono i calici di alcuni vini, quindi decidiamo di prendere solo due calici di Cabernet.
Subito ci portano un cestino di pane fatto in casa molto buono e croccante, credo preparato in mattinata.
Per antipasto Simona ha ordinato delle alici panate con l’uovo e fritte, sono gustose e molto fresche, si sente il sapore del mare ed è molto piacevole la parte croccante esterna.
Io invece non ho resistito ed ho ordinato il cervello fritto, un piatto tipico della tradizione romana che è quasi del tutto sparito dai ristoranti ed i fast food. Probabilmente è una delle cose che mi ha spinto a venire in questo locale, perché in 14 anni a Roma non l’avevo mai trovato.
Il cervello è morbido e delicato, mi fa tornare in mente l’infanzia, quando me l facevano mangiare a forza. Se fosse stato fritto anche allora non avrei fatto troppi problemi, perché risulta davvero piacevole. In superficie è leggermente croccante, ma all’interno è così morbido da sembrare quasi una materia inconsistente. Con il limone diventa ancora più piacevole, perché risulta più fresco al palato.
Siamo qui per i piatti tradizionali e quindi Simona ha ordinato la carbonara, ne parlano come una delle migliori di roma e devo dire che non ci delude, la pasta è al dente, si sente il sapore dell’uovo, c’è una giusta cremosità ed il guanciale è croccante.
Il ho preso invece i rigatoni alla Pajata, uno dei piatti classici che più amo a Roma, ma che non mangio spesso, perché non mi fido sempre della provenienza delle carni, deve essere infatti un intestino di vitello da latte che ancora non è stato svezzato per non rischiare di mangiare sostanze poco piacevoli. I gusto del ragù p intenso e ci sono molti riccioli di intestino, turgidi e gustosi che bisogna però masticare con insistenza per scomporli. La pasta è al dente ed il pecorino delicato. Anche la porzione è davvero generosa, degna delle osterie romane.
Per secondo Simona ha preso delle classiche polpette al sugo, un piatto che non amo prendere a ristorante, in quanto è facilissimo da preparare anche a casa, ma sono buone ed il sugo piacevole da finire con il pane fresco.
Io ho invece preso l’abbacchio al tegame con le olive. Non ci sono pomodori, ma il sugo tende leggermente al rosso. Il gusto della carne è buono, ma non lo trovo un piatto entusiasmante, sono stati decisamente più interessanti i primi.
Simona mi dice che è piena, ma io voglio provare la sbriciolata di millefoglie allo zabaione e cosi riesco a convincerla a prenderci una porzione in due. La crema di zabaione è poco dolce ed è fantastica, la sfoglia è friabile ed il gusto è intenso, un dolce piacevolissimo che è la giusta conclusione di un buon pranzo.
Il conto non è proprio economico, per due pranzi completi spendiamo 100€, ma la qualità c’è ed i proprietari sono due ragazzi molto gentili che fanno il loro lavoro con passione.
Quinto Quarto
Via Flaminia Vecchia 638/640
00191 Roma
Tel. 063338768
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