Nella ricerca disperata di un ristorante non troppo costoso ma soddisfacente i piaceri del palato, siamo capitati in un posto che se avessimo dovuto giudicare dal nome, “Me te Mango” o dalle insegne molto colorate e poco accattivanti, non avremmo mai provato.
Quella che dal nome poteva sembrare la più becera e turistica delle trattorie romane di Foligno, si è rivelata un ristorante dall’animo elegante e la raffinatezza nella cucina.
Il locale è carino ed elegante, piccolo e dall’arredamento moderno, i tavoli quadrati neri, le sedie rivestite in ecopelle bianca, le pareti con l’alternarsi di viola intenso e grigio antracite, le luci soffuse ed un’atmosfera davvero gradevole.
Anche la scelta delle posate ed i bicchieri rispecchia una certa eleganza e ricercatezza dell’estetica, tanto da rendere arduo l’accostamento con il nome da osteria.
Le specialità nel menù sono tante, dai piatti più comuni della cucina italiana e romana a piatti più ricercati con ingredienti particolari, in più, c’era l’aggiunta dei piatti del giorno che completavano la scelta. Tutto accompagnato da vini locali o da alcune etichette famose provenienti da tutta italia.
Abbiamo cominciato con una porzione di parmigiana di melanzane, un ottimo antipasto anche da dividere per due persone. A parte l’eleganza del piatto e la cura nella presentazione, il gusto è ottimo, il pomodoro fresco e saporito, il formaggio delicato, si sentono il gusto della melanzana e l’aroma del basilico fresco, la frittura delle melanzane si percepisce appena, come una nota di gusto in più.
Un piatto davvero ben riuscito, che ci ha conquistato.
Per accompagnare il pasto, trovandoci in zona umbra, abbiamo scelto un Sagrantino della cantina Antonelli, da noi già conosciuta per i nostri viaggi nella zona di Montefalco. Un vino corposo, aromatico e con una nota dolciastra leggerissima che si sposta bene con piatti di terra, sughi e carni.
Come primo, Simona si è fatta tentare dagli umbricelli con il baccalà e le prugne. Un piatto molto particolare per il gusto dolciastro delle prugne e la delicatezza del baccalà. La pasta qui è fatta a mano e si sente, gli umbricelli sono ottimi e cotti al punto giusto, si sposano bene con questo gusto delicato del piatto.
Io ho scelto un sapore più deciso prendendo dei maccaroncelli con bottarga e carciofi, Un connubio davvero interessante, i carciofi donano un retrogusto dolce ed un sapore delicato che si perde nel salato della bottarga. Un ottimo contrasto che viene completato da una pasta davvero indovinata, ruvida e gustosa.
Ho messo gli occhi sull’agnello alla brace ma la cameriera mi ha detto che hanno appena preparato uno stufato di cervo ed non posso farmelo scappare, così ne ordino subito una porzione, mentre Simona si fa tentare dal più classico dei maialini da latte.
Lo stufato è buono, non molto elaborato nel sugo, lascia spazio al sapore della carne che si sfibra sotto i colpi della forchetta, per poi sciogliersi nella bocca ed esplodere tutto il suo gusto, la quantità è davvero generosa e faccio fatica a finirlo.
Il maialino è fantastico, molto tenero e conserva ancora tutti i suoi succhi, la parte più grassa si scioglie in bocca inebriando tutte le papille gustative ma è cosi tanto che non riesco ad aiutare Simona a finirlo.
Dopo questi due secondi, siamo così pieni da evitare il dessert, prendiamo solo due caffè e decidiamo di tornare in città a fare due passi.
Il conto è di 60€ in due, non troppo considerando la qualità del cibo e le quantità, peccato che non abbiano puntando su un nome un po’ più elegante.
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