Sabato sera per fare qualcosa di diverso abbiamo con alcuni amici di andare a mangiare in un ristorante con contaminazioni pugliesi e sarde.
Così per non rischiare di rimanere in piedi abbiamo prenotato il nostro tavolo alla Friseria, all’angolo tra via Flaminia e Viale del Vignola.
Alle 20:00 in punto ci siamo presentati al locale ed una gentile cameriera ci ha accompagnato al nostro tavolo.
Il locale non ne enorme e spazioso, ne troppo piccolo, lo spazio tra i tavoli è giusto per garantire una certa riservatezza e l’arredamento è molto pittoresco.
Sulla parete dietro il nostro tavolo un murales raffigurante i trulli di Alberobello, i rampicanti e le lampade in ferro battuto sospeso rendono l’atmosfera molto casereccia.
I tavoli sono imbanditi con tovagliette di carta dai disegni vivaci, posate e bicchieri ricordano molto quelle delle vecchie trattorie, ormai un po’ scomparse in Italia.
Il menù è veramente troppo vasto, se dipendesse da me darei una spuntatina a tutti quei piatti, che di sicuro non possono garantire qualità ne ricercatezza, si abbraccia un po’ la cucina pugliese, quella sarda, la napoletana, i piatti tipici romani e quelli italiani.
Insomma si potrebbe mangiare di tutto e non aver ben chiara l’identità del locale.
Con un po’ di fatica riusciamo a scegliere, io ordino una burrata ed una frisa n’capunata, qualcuno le orecchiette, chi la pizza e chi un panino di pizza chiamato puccia.
Chiaramente decidiamo di provare il vino della casa che si rivela una piacevole sorpresa, è di quei rossi tosti ma con un pizzico di dolce e fruttato che ricorda molto il sapore del primitivo ed il negramaro.
Insieme ai tarallini al peperoncino che ci vengono offerti, va giù che è una meraviglia e ci mette la giusta allegria.
Quando arrivano la pizza, ringrazio da buon napoletano di non averla ordinata, è sottile come un frisbee e croccante, esattamente quello che non dovrebbe mai essere una pizza ma qui a Roma è una battaglia persa ed i romani la mangiano volentieri.
La frisa (quella che noi chiamiamo fresella) invece, è saporita, non troppo condita ma il sapore delle verdure fritte si sposa bene con il pane inumidito.
Provo una forchettata delle orecchiette alle cime di rapa che sono buone ma un pochino avanti con la cottura e poi mi dedico al mio piatto.
Dopo un po’ arriva anche la burrata con i pomodori, chiaramente non è una burrata intera perché di solito sono enormi ma è una quantità abbondante.
Contrariamente a quanto mi aspettassi non è troppo pesante e stucchevole, il sapore è abbastanza delicato e si lascia mangiare con piacere con il pane fresco che prontamente mi hanno portato, i pomodori sono quelli da insalata che di questo periodo non sono troppo saporiti, io avrei servito dei bei pomodorini.
Guardando passare in sala dolci dall’aspetto invitante decidiamo di ordinare qualcosa, Io e Simona prendiamo una seadas, qualcuno lo strudel di mela e qualcuno un po’ di frutta.
Quando arriva la seadas è un vero piacere per il palato, una pasta fritta croccante ripiena di formaggio filante e ricoperta da un miele delicato. Mi pento subito di averla divisa con Simona.
Alla fine decidiamo di prendere un solo amaro e nessun caffè e di chiedere il conto che è davvero onesto, in 5 abbiamo paghiamo 17€ a testa, la ricevuta andiamo a chiederla in cassa perché lo scontrino al tavolo non è fiscale, non sono ancora abituato a fare queste cose ma avendo un amico Milanese, lo eleggiamo come candidato e se ne occupa lui senza farsi scrupoli.
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