Nuvoletta alle mele con gelato

La cucina fusion di Kuriya

Con un coupon comprato qualche mese fa ci ritroviamo in via Arenula a Roma per provare la cucina di Kuriya.

Il locale è davvero fantastico, un gioco di ombre, luci e colori armoniosi molto caldi.
Si capisce che non hanno badato a spese nella scelta del design.

Dal soffitto pendono enormi lampadari composti da migliaia di tubicini di plastica rossa. Uno di questi non entrerebbe nemmeno nella nostra camera da letto.

Le cameriere sono preparatissime e cordiali. Sono eleganti nei modi e formali, una in particolare conosce a perfezione l’italiano e si diletta nell’intrattenimento dei clienti, la presentazione dei piatti e la gestione della sala.

Siamo tra i primi clienti in sala e ci permette di scegliere il tavolo che preferiamo.
I tavoli sono ampi il giusto per non farci sentire a disagio, hanno un ripiano in metallo che viene richiamato anche dalle sedie e si reggono su un piede unico centrale dipinto di rosso acceso.

Lo spazio fra i tavoli è ampio e non si corre il rischio di scontrarsi con le sedie degli altri clienti.

Le pareti sono rivestire in pietra, mattoncini rossastri e parati intrecciati. Sul fondo della sala invece, giganteggia un enorme riquadro con appese bottiglie di vino di qualità.

Ci lasciano un menù cartaceo, un iPad con le foto e la spiegazione dei piatti, ed una carta dei vini che questa sera ignoreremo.

La cucina qui é fusion, riprende piatti tipici giapponesi, hongolesi e thailandesi e li rielabora elegantemente.

I prezzi non sono quelli dei ristoranti cino-giapponesi, qui si paga la qualità dei cibi ad un prezzo che mi sembra giusto.

Le ragazze in sala servono alla francese ed appena vedono il bicchiere vuoto, fosse anche quello dell’acqua corrono a riempirlo.

Quasi subito, la solita ragazza arriva con un affare di legno nero, che ha al centro due piccole pasticchette bianche.
Nell’altra mano ha un ampolla con del liquido giallastro, lo versa sulle pasticche che crescono diventando dei tovaglioli imbevuti al limone per farci disinfettare e pulire le mani.

Poi ci porta dei Samosa di tonno ed un pò di salsa maionese con sesamo nero. Sono buonissimi ed il tonno è quello vero, non come quello degli altri ristoranti Cino-giapponesi.
Riesco perfino a mangiare la maionese che non é stucchevole come al solito.

Appena ci domandiamo se per caso ha dimenticato di portarci il prosecco come definito nell’offerta, ecco arrivare due enormi bicchieri pieni fino all’orlo, che ci basterebbero per una cena intera.

Ci serve poi dei bianchissimi e freschissimi ravioli alle capesante, davvero buoni e dal gusto delicato, peccato Simona non possa provarli con la sua allergia ai frutti di mare.

Quelli al nero di seppia ripieni di filetto di pesce persico e ricoperti di uova di pesce arancione sono ancora più buoni. Tanto che li mangio un morso alla volta per assaporarne tutti gli intensi sapori.

Come da menù ci portano del The verde, freddo, peccato sia zuccherato, una cosa a cui decisamente non siamo abituati.

Mentre finiamo i ravioli rimasti ne arrivano altri di maiale alla griglia e poi un tipo molto particolare di raviolini al vapore con gamberi e maiale che pare facciano solo in questo locale.

Quelli alla griglia mi piacciono molto ma quelli piccoli e speciali non mi fanno impazzire, si sente un forte sapore di carne grassa di maiale che copre gli altri sapori.

Il riso al pollo e funghi shitake, viene servito avvolto in una foglia di banana. Il sapore é semplice, non troppo deciso e a me piace ma lascia Simona un po’ perplessa, soprattutto per la quantità esigua, é una sola porzione da dividere in due.

Finite le portate definite nell’offerta coupon, decido di ordinare qualche altro piatto, sono particolari e mi ispirano. Poi sono curioso di provare il loro sushi.

Ordiniamo una zuppa al cocco, pollo e gamberi e come sushi una porzione di maki molto particolare.

Anche la sala al piano inferiore é enorme ed arredata finemente, il cuoco di sushi é impegnato nelle sue creazioni dietro il bancone del sushi.

Superato il bancone trovo il bagno, molto ampio ed elegante, l’acqua per lavarsi le mani scende da un buffo tubo d’acciaio sospeso dal soffitto per cadere in lavabi neri.

Quando torno a sedermi, noto il modo bizzarro che hanno in questo locale di servire il caffè.
Ne portano uno al tavolo accanto ma invece di porgerlo subito al cliente, gli chiedono quanto zucchero vuole, tagliano la bustina, versano lo zucchero, lo girano e poi porgono la tazzina al cliente. Ci manca solo che lecchino il cucchiaino.

Aspettiamo un bel po’ che ci servano quanto ordinato. Trenta o quaranta minuti e finalmente arriva la ragazza ma non per servirci, solo per cambiarci il piattino e pronunciare una frase tipo: piattino pulito più appetito.

Ci vogliono altri dieci minuti ed ecco il nostro sushi arcobaleno ma della zuppa non c’è traccia. Il sushi é discreto e si sente che il tonno utilizzato é fresco. La ragazza ci tiene a specificare che il tonno é arrivato dalla Sicilia, pesava 160 chili ed hanno dovuto trasportarlo in sei persone per quanto era grande.

Cinque minuti dopo arriva la zuppa al cocco, é favolosa. Il sapore é insolito e si sente molto lo zenzero. Ci sono carote, mini pannocchie, fettine di bambù, pezzetti di salmone, surimi e gamberi. Non ne lasciamo neanche una goccia.

Dopo la zuppa chiediamo il conto e vado al banco a pagarlo con la carta. sono 24€ per del sushi, una zuppa e l’acqua. Appena accenno con la mano a prendere la penna sul bancone per firmare la ricevuta, lei mi ferma la mano e tira fuori dal bancone una scatolina, la apre e mi porge una penna montblanc, dicendomi che i clienti vanno rispettati e che non potevo firmare con la penna economica.

Firmo, poso la montblanc nello scatolino, salutiamo la ragazza del Kuriya che con la sua parlantina riuscirebbe a vendere qualsiasi cosa al mondo e ritorniamo verso casa.

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