Siamo arrivati da Il Latini i a Firenze in perfetto orario. Le sale erano già piene zeppe di rumorosi ed allegri commensali. Appena abbiamo varcato la soglia del locale un cameriere ci è venuto in contro dicendoci che era tutto pieno. L’ho quasi spiazzato dicendogli che avevo prenotato circa un ora prima un tavolo per due, tanto che per un pò è rimasto a riflettere sul da farsi per poi chiederci di attendere un attimo.
Il ristorante si sviluppa al piano terra del vecchio palazzo Rucellai, appena entrati ci accoglie un antico bancone simile a quello dei bar con esposta una magnifica sbriciolona, una finocchiona più grande e morbida tipica di Firenze che inizia a farmi subito gola. Dobbiamo aspettare che uno dei camerieri liberi il nostro tavolo e ci accompagni, così nel frattempo, al bancone ci servono dei bicchierini di vino bianco per aperitivo.
Dal soffitto in tutto il locale penzolano prosciutti ed altri tipi di salumi, mentre sulle pareti bianche si possono osservare fotografie in bianco e nero dell’epoca ritraenti il locale, in particolare c’è ne una che troverete in tutti i ristoranti o taverne storiche, ritrae il carretto pieno di fiaschi di vino che portava il vino in città e che fermo fuori il locale posa insieme ai dipendenti per la foto di rito.
Finalmente si libera il nostro tavolo, ma sarebbe eccessivo chiamarlo nostro, si trattava degli ultimi, adiacenti al muro di un tavolaccio più grande, sulla nostra destra infatti, allo stesso tavolo, ad un posto di distanza sedevano una coppia di ragazzi. Mi è tornato in mente subito Pierino al gazometro a Roma, dove si mangia allo stesso tavolo con persone sconosciute, in un atmosfera conviviale e casalinga.
Il nostro cameriere non era fiorentino ma romano, ha cominciato subito a scherzare con Simona e con tutti gli altri clienti. Ci ha provato a farci prendere la Fiorentina che qui costava 4,50 all’etto senza riuscirci, gli abbiamo detto di averla mangiata il giorno prima e che non volevamo appesantirci, così per restare leggeri abbiamo ordinato, un piatto di sbriciolona, due belle ribollite e per finire uno stracotto di carne Chianina.
La sbriciolona era stupenda, inebriante come al solito e pure troppa considerando i nostri trascorsi di salumi del pomeriggio, è andata via una bellezza con il pane casareccio fiorentino davvero molto fresco. Al centro della tavola c’era un fiascone enorme di vino rosso stappato ma pieno, non era chianti ma un altro vino toscano. Volevo prenderlo ma Simona me lo impediva dicendomi che poi ci avrebbero fatto pagare l’intero fiasco. Abbiamo chiamato il cameriere e chiesto come fare per avere un pò di vino e lui ci ha detto che stava già in tavola, potevamo prenderlo da li. Anche per il vino funzionava esattamente come da “Pierino”, era aperto sul tavolo per tutti i commensali e si poteva prenderlo senza doverlo ordinare, non sarebbe nemmeno stato conteggiato a parte nel conto, perchè era parte integrante della cena e già compreso.
Con il vino la sbriciolona si sposava a perfezione e per fortuna sono arrivate le ribollite, altrimenti mi sarei subito ubriacato.
La Ribollita un piatto derivato dalla tipica zuppa di pane raffermo e verdure della Toscana, in particolare della zona di Firenze e Arezzo. Il nome di questo piatto povero di origine contadina deriva dall’usanza delle contadine che la preparavano in quantitˆ il venerdì (essendo un piatto magro) e la ribollivano in padella nei giorni successivi.
Come tutte le altre minestre di verdura anche la ribollita diventa pi buona ogni volta che viene “ribollita” sul fuoco.
Gli ingredienti fondamentali sono il cavolo nero e i fagioli (borlotti, toscanelli o cannellini). Il risultato migliore ribollendola nel forno a legna in un tegame con un buon fondo spesso per evitare che si attacchi o si bruci.
Gia dalla prima cucchiaiata mi sono accorto di quanto fosse buona, forse anche migliore di quella mangiata la sera prima, molto più densa e scura, ribollita per lungo tempo e molto saporita di sale, anche troppo per un iperteso che dovrebbe mangiare senza sale. In pochi attimi sia io che Simona avevamo ripulito il piatto, ci guardavamo felici di aver scelto questo ristorante per cena e continuavamo a bere, il cameriere è passato a riprendere i piatti vuoti ed abbiamo scherzato dicendogli che era immangiabile. Per un pò è restato con noi a scherzare mostrandoci l’enorme Fiorentina che stava servendo ai due ragazzi al nostro tavolo e prendendoci in giro sul fatto che avessimo deciso di tenerci leggeri mangiando ribollita e poi stracotto.
In effetti di leggerezza ce n’era poca, lo stracotto era un piattone enorme che ho faticato a finire, di ottima carne cotta per lungo tempo nel vino fino a diventare scura e tenera, forse un tantino troppo salata che mi ha dato il colpo di grazia finale.
Per contorno avevamo preso i fagioli all’uccelletto ed una porzione di patate al forno. I fagioli erano buoni ma non i migliori che abbia mangiato, a memoria i migliori di sempre sono stati quelli della “Piazzetta a Calcata”.
Le patate erano invece ottime, tagliate grandi ed abbrustolite al punto giusto, croccanti esternamente e morbide dentro.
Ero stracolmo di cibo e brillo ma non dovevo guidare, mi bastava solo raggiungere la camera ad un paio di chilometri di distanza. Voleva portarci del vin santo con i cantucci ma io odio i vini dolci e Simona non mi sembrava voler affrontare anche il dolce, così ho chiesto una grappa in barrique che non avevano, un amaro locale che mi ha sconsigliato per la dolcezza, finendo così per prendere un lucano.
Il conto non è stato salato, direi onesto, considerando che si tratta di un ristorante storico, che si trova vicino al centro di Firenze, che è un posto rinomato e consigliato da tutti, che i camerieri sono simpatici, che l’ambiente è rustico e conviviale e che si mangia veramente bene.
Di sicuro ci torneremo per mangiare la Fiorentina nella nostra prossima visita a Firenze tra gli uffizi e le gallerie di Palazzo Pritti.
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