Quasi per caso, visitando lo splendido paesino medievale di Chiusidino, vicino l’Abazia di San Galgano in Toscana, ci siamo ritrovati per caso in cerca di un posto dove cenare.
La graziosa cittadina non offriva molte possibilità di scelta ed era tardi per spostarsi verso Siena, così siamo entrati in un ristorantino sconosciuto, il Minestraio in via Del Fosso Palo 1, Chiusdino (SI).
In una laterale del centro un po’ nascosto questo piccolo locale offre una cucina tipica e casareccia.
Ci sono due ragazze a gestirlo, si somigliano così tanto da sembrare gemelle, una serve i tavoli esterni, l’altra resta nel locale, forse in cucina.
Da subito ho avuto l’impressione che questo fosse il posto giusto per mangiare bene e non spendere troppo, tutti i ristoranti delle sere precedenti a Siena e dintorni mi avevano deluso, prezzi troppo alti e pessima cucina.
La ragazza ci ha fatto accomodare su di un enorme tavolo rotondo di pietra in giardino, apparecchiando senza tovaglia ma con dei semplicissimi ritagli di carta marrone grandi quanto delle tovagliette americane.
Sul menù non c’erano portate complesse ma poche cose casarecce dai prezzi bassi.
Per antipasto ci siamo fatti portare dei taglieri di salumi e bruschette, davvero niente male, che Simona ha criticato per il tipo di pane utilizzato per le bruschette, fette di panbauletto appena tostate. Io ho gradito tutto, il formaggio saporito e delicato, il prosciutto tagliato spesso, la coppa al retrogusto di finocchietto, le olive ripiene e le bruschette con peperoni, salsa di tonno e la mitica crema di fegatini.
Il vino rosso della casa era più secco e rozzo di quelli bevuti a Siena ma l’ho preferito. Con più corpo e spessore era perfetto per i piatti rustici della tradizione toscana, peccato non aver potuto esagerare, dovevo riportare io tutti a casa, percorrendo 50 km di curve.
Nonostante fosse sera, non ho saputo resistere al richiamo della zuppa di pane toscana, forse la migliore che abbia mangiato in toscana dopo la ribollita di Il latini a Firenze.
Anche Simona l’ha apprezzata, così come abbiamo apprezzato i suoi tortelli di spinaci e ricotta con la crema di noci, saporiti ma stucchevoli e pesanti.
Anche le patate fritte erano buone, non le solite patate tutte uguali e piene di sale ma delle belle patate tagliate a mano, fritte bene e servite in un vassoio sopra la carta, in modo da assorbirne l’olio di cottura.
La ribollita non era bastata a placare la mia fame, specialmente ora che avevamo trovato un posto dove il cibo era buono ed i prezzi modici, così ho deciso di prendere insieme a Simona una scaloppina con la scamorza.
La scaloppina non era proprio quello che immagina un cittadino del sud, niente farina soffritta in padella con l’olio ma una bella fettina di carne arrostita con adagiata sopra una fetta di scamorza lasciata sciogliere con il calore della carne. Un piatto delicato e saporito al tempo stesso che abbiamo finito in poco tempo.
Per concludere ci voleva un buon dolce fatto in casa ma la sfortuna ha voluto che il tiramisù che avevo adocchiato fosse finito, così ho rinunciato accontentandomi di una grappa invecchiata in barrique.
Simona invece ha finalmente placato la sua voglia di cantucci e Vin Santo, finendosi con voracità un intero piattino di cantucci.
La grappa per i miei gusti era troppo giovane, così ho lasciato che la bevessero un po’ tutti fingendo che potesse influire sulla mia capacita di guidare l’auto.
Il conto è stato davvero onesto, 70€ per quattro persone, tanta soddisfazione ed un buon ricordo di un posto piacevole dove ritornare magari un giorno o l’altro.
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